...come i professionisti.
Però, per questa volta, non parliamo di atleti amatori, ma proprio dei professionisti!
Ci sono ormai due consuetudini ritenute in maniera pressochè univoca dalla maggiorparte di allenatori (ed atleti) nel professionismo, sinonimo di alto livello e prestazione ottimale.
Parliam di allenarsi, anche e soprattutto in inverno:
1) In posti caldi
2) In gruppo
Indubbiamente entrambi gli aspetti presentano oggettivamente dei vantaggi evidenti.
Allenarsi in posti caldi permette, tra l'altro maggior sicurezza per gli atleti evitando strade fredde e/o ghiacciate, la possibilità di allenarsi sempre outdoor e anche cominciare a ricercare quelle condizioni climatiche che verosimilmente potrebbero ritrovare in gara.
Anche l'allenamento in gruppo è considerato unanimamemente come elemento fondamentale per la crescita e le migliori condizioni allenanti per un professionista, in modo da allenarsi sempre in un contesto stimolante con altri atleti altamente competitivi e di pari livello.
Io invece vi dico questo:
1) Ci sono atleti che negli ultimi anni stanno producendo ottimi risultati internazionali restando in luoghi freddi anche in inverno, gestendo gran parte della preprazione anche indoor (e mi riferisco alle svizzere Nicola Spirigi e Daniela Ryf e ai canadesi Lionel Sanders e Paula Findlay)
2) Nella mia esperienza professionale, e parlo in ogni ambito, non solo quello sportivo, ho sempre constatato che il lavoro di gruppo assicura un buon risultato ma l'eccellenza si raggiunge lasciando esprimere individualmente chi ha talento. "Costringere" un talento (che naturalmente va individuato e tutelato) ad allenarsi con altri atleti (anche se apparentemente "più forti" di lui) sarà inevitabilmente un freno.
La necessità del gruppo e di un contesto di condivisione lasciamolo agli amatori, non a chi deve far risultato.
Ok, basta, torno ad occuparmi degli atleti amatori.
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