giovedì 21 agosto 2025

Brett Sutton intervistato da STEFANOLACARASTRONG

 Beh sì, qui devo dire che mi sono sentito come essere arrivato al "Final Boss".

Ho avuto la possibilità di fare 5 domande a Brett Sutton, cercando di far convivere la solita ironia che potete trovare con il mio stile, ma anche qualcosa di utile per gli appassionati di triathlon.

E credo di esserci riuscito...

1. L’episodio più divertente che ti sia mai capitato come allenatore?
Uno dei miei primi camp di allenamento all’Alpe d’Huez: i ragazzi dovevano tornare a casa salendo la mitica montagna. Uno di loro non aveva le scarpe da ciclismo, solo un paio di infradito. Nonostante tutto, si è lanciato lo stesso: 21 tornanti, due ore e mezza di pura testardaggine. Il bello? Quella pedalata assurda ha cambiato la sua stagione: prima aveva concluso una sola gara su cinque, dopo è sempre arrivato in top 10, con anche qualche podio. A volte il successo parte davvero da un paio di sandali da pochi euro.

2. L’escusa più gettonata da un professionista che non ha voglia di allenarsi?
“Credo che stia per ammalarmi” È la numero uno in assoluto. Una specie di “carta libera uscita di prigione” per gli atleti. Ma quando fai questo lavoro da anni, distingui in tre secondi una malattia vera da una inventata. Regola d’oro: se sei abbastanza in forma da spiegare i sintomi nei dettagli, sei abbastanza in forma da entrare in piscina.

3. Hai mai pensato: “Basta, mollo — torno ad allenare cavalli”?
Più di una volta. Soprattutto dopo una gara in cui un atleta ignora ogni singolo punto del piano, esplode a metà gara e poi racconta a tutti che “è stata solo una brutta giornata”. Almeno i cavalli non fanno interviste post-gara.

4. Quando un allenatore dovrebbe smettere di seguire un atleta?
Quando la fiducia è finita. Se non crede più in quello che fai o va in cerca di scorciatoie che qualcun altro gli propone, la collaborazione è al capolinea. L’allenamento non è una democrazia: non si vota il programma. Se l’atleta vuole fare a modo suo, può sempre assumere se stesso.

5. Il consiglio più prezioso che daresti al te stesso alle prime armi?
Non perdere tempo a convincere chi non vuole essere convinto. Lavora con chi è totalmente coinvolto. E ricorda: non è il programma a fare l’atleta, ma la sua volontà di seguirlo fino in fondo.

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1. What’s the funniest thing that has ever happened to you as a coach?
At one of my early training camps at Alpe d’Huez, the boys had to ride home up the mythical mountain. One of them didn’t have cycling shoes — only a pair of flip flops. He still took on the climb, 21 hairpins, and 2.5 hours of pure stubbornness. The best part? That ridiculous ride transformed his season. Before that, he’d only finished one race out of five. After it, he was top 10 in every race that French season — with a few podiums for good measure. Sometimes success starts with a pair of cheap sandals.

2. The most common excuse you’ve heard from a pro athlete who just doesn’t want to train?
“I think I’m coming down with something.” That’s the all-time favourite. It’s like a get-out-of-jail-free card for athletes. Problem is, when you’ve been doing this long enough, you can spot a real sickness from a phantom one in about three seconds. If you’re well enough to explain the symptoms in detail, you’re well enough to get in the pool.

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3. Was there ever a moment in your career when you thought, “That’s it, I’m done — I’m going back to training horses”? If so, what triggered it?
More than once. After a race where an athlete ignores every bit of the race plan, blows up, then tells everyone they “just had a bad day.” Horses, at least, don’t do post-race interviews.

4. What are the main reasons a coach should stop training an athlete?
When the trust is gone. If they no longer believe in what you’re doing, or they’re constantly looking for a shortcut someone else is selling, it’s over. Coaching isn’t a democracy — you can’t vote on the training plan. If the athlete wants to run the show, they can hire themselves.

5. What’s the most valuable piece of advice you would give to your younger self, just starting out as a coach?
Don’t waste time trying to convince people who don’t want to be convinced. Work with the ones who are all in. And remember: the plan doesn’t make the athlete — the athlete’s willingness to do the plan does.  

mercoledì 13 agosto 2025

L'importanza del nuoto (anche se non stai migliorando)

 

Perdi un sacco di tempo in piscina.
Chilometri e chilometri di nuoto per migliorare in un anno, se ti va bene, di due secondi sui 100mt (che naturalmente perderai tutti in zona cambio per toglierti la muta).
Il coach ti dice di non preoccuparti perchè anche se non vedi miglioramenti cronometrici comunque uscirai dall'acqua meno stanco rispetto agli anni precedenti (ma tu  ti senti comunque stravolto).

Però sai una cosa? C'è anche una buona notizia in tutto questo.

Il nuoto si porta dietro un enorme beneficio, invisibile forse, ma fondamentale.

Il minutaggio settimanale che passate in piscina (oltre i sopra citati "minimi" miglioramenti specifici) è lavoro aerobico "gratis" con una esponenziale efficacia anche sulla bici e, soprattutto, sulla corsa.

Gratis perchè il costo energetico del lavoro aerobico sulla corsa comporta una serie di stress all'apparato muscolo-scheletrico di forte impatto, che con il nuoto ci evitiamo.

Quindi, quando nel corso dell'anno migliorate la vostra resistenza sulla corsa, sappiate che una parte di quei benefici arrivano proprio dalnuoto.

E, di conseguenza, se tagliate in continuazione le sessioni di nuoto, sappiate che state togliendo qualcosa anche dalla vostra corsa.
 

lunedì 11 agosto 2025

COME GUADAGNARE DUE SPICCI FACENDO IL COACH (disponibile dal 9 settembre 2025)

  

SAVE THE DATE: 9 SETTEMBRE 2025

Dopo “Triathlon e altre perdite di tempo” con la mia solita buona dose di soddisfazione, e anche un pizzico di orgoglio, ho il grande piacere di comunicarvi che il 9 settembre uscirà il mio secondo libro sul mondo del triathlon, con il titolo “COME GUADAGNARE DUE SPICCI FACENDO IL COACH”.
Come si può facilmente intuire, nel libro si parlerà di tutto quello che ruota intorno al mondo del coaching, da quello che non ti dicono alle relazione, dal tanto temuto marketing alla crescita personale e professionale.
Il tutto, come sempre, con il consueto Panda style .
Un libro sul mondo dei coach non poteva avere una prefazione migliore di quella di coach Fabio Vedana @fabio3coach che ha onorato me e il libro con il  suo preziosissimo contributo.

Insomma, gli elementi per incuriosirvi a quella che, mi auguro, sarà una lettura interessante, appassionante e divertente, ci sono tutti.
Adesso non dovete fare altro che segnarvi la data e pazientare un po’…
Ne varrà la pena
🐼




 

venerdì 8 agosto 2025

Il team di supporto in una gara di Xtreme Triathlon

 

Quando ci si approccia ad una gara "Extreme Triathlon" per la prima volta, bisogna prendere in considerazione anche la figura obbligatoria del supporto, ruolo ben conosciuto nel mondo dell'UltraTrail ma  elemento misterioso per chi proviene esclusivamente dalla triplice disciplina.

Il team di supporto e tutto ciò che ne ruota intorno deve essere preparato minuziosamente, come qualsiasi altro elemento fondamentale della prepazione alle gara.

Il mio "TEAM" per l'EagleXMan è stato Alessio, e qualora si possa sintetizzare in una parola il suo ruolo, userei senza esitazione la parola PERFETTO.

Per questo mi sento di suggerirvi tutto quello che abbiamo pianificato e sopratutto le modalità con cui eseguito il tutto. Nello specifico, queste sono le cartteristiche che ogni supporto dovrebbe avere: 

  1. Innanzitutto l'elemento fondamentale, imprescindibile e necessario: deve essere una persona della quale vi fidate al 1000%, uno di quelli che se ci fosse una battaglia vorreste al vostro fianco.
  2. Conoscere le dinamiche fisiche e sopratutto mentali di ogni momento che state affrontando, capire il momento di quando motivarvi e quando frenarvi.
  3. Multitasking: deve saper saper guidare e scegliere il posto ideale per i rifornimenti, deve PREPARARE i rifornimenti, pensare anche ai suoi fabbisogni vitali (perchè sì, oltre la vostra gara esiste anche lui!), e studiare già quello che c'è da fare nella prossima ora.

Chiaramente per far funzionare bene il binomio, devono esserci anche alcune condizioni adottate dall'alteta che ritengo necessarie:

  1. Il supporto sta lì per voi, non fategli pagare niente, dall'alloggio al vitto!
  2. Ringraziatelo ad ogni singola borraccia che vi passa, la gentilezza non costa nulla.
  3. Mettete in conto e accettate eventuali errori che potrà fare, lui sta lì per dare il meglio per voi!

Detto questo, per quanto mi riguarda ho avuto la fortuna di avere Alessio che, oltre a queste caratteristiche fondamentali ne ha aggiunte altre:

  • Non ha commesso NEANCHE UN ERRORE O DISTRAZIONE!
  • E' un fisioterapista pronto a intervinire anche per qualsiasi allarme fisico (nel mio caso fastidio alla schiena durante le discese in bici)
  • Mi ha seguito in MTB lungo il mio percorso di corsa (un tragitto tutt'altro agevole per una bici), prima di spararsi con me i 6km di vertical.

Ecco, per ques'ultimo aspetto tuttavia, durante un momento di massimo calore in tratto esposto al sole, si è fermato con la bici sotto un albero e si è sdraiato all'ombra, scolandosi una fresca bibita osservandomi compiaciuto mentre arrancavo barcollante. 

Ma per tutto quello che gli avevo chiesto, direi che me lo sono meritato tutto.

giovedì 7 agosto 2025

IronMan & TriDot: storia di un divorzio (annunciato)

 


Sono sempre stato scettico, come ho scritto più volte, sul programma di formazione "IronMan U" e delle successive varie e saltuarie collaborazioni, tra le quali l'ultima con TriDot.

Hai presente quelle relazioni che, già al primo appuntamento, senti che finiranno male?
Ecco, appunto. IRONMAN e TriDot.

La partnership era partita con le migliori intenzioni:

  • IRONMAN voleva un partner per digitalizzare la sua formazione per coach (IRONMAN U).

  • TriDot voleva affermarsi come piattaforma AI definitiva per l’endurance.

Sulla carta, sembrava un matrimonio moderno.
Nella realtà, è finita come tutte le storie in cui ci si usa a vicenda e ci si capisce poco:

  1. TriDot ha mollato IRONMAN, con una mail chiara: "abbiamo chiuso, ora l’università ce la facciamo da soli".

  2. IRONMAN è rimasto spiazzato, fingendo calma: “Siamo sorpresi, ma andremo avanti comunque”.

Sì ma per i Coach cosa è cambiato?

  • Avevi fatto una certificazione "IRONMAN U", ti ritrovi in una piattaforma AI che cerca di vendere i tuoi atleti (per chi li aveva portati lì) a sé stessa.

  • Avevi scelto un percorso formativo, ora è diventato un rebranding con altro logo e altre logiche

Il punto non è solo contrattuale.
Il punto è che TriDot è (e resta) una piattaforma AI basata su piani automatici.
Non su persone (TriDot ha meno della metà dei coach attivi rispetto a TrainingPeaks, per esempio).

Ma in sostanza perché questa partnership è fallita?

Perché IRONMAN cercava soldi e un’infrastruttura veloce mentre  TriDot cercava atleti e dati per far crescere la sua AI.

Poteva mai finire bene? 


mercoledì 6 agosto 2025

Cosa succede quando non rispondi ai messaggi dei tuoi atleti.

Perchè può succedere non rispondere.

Stai impegnato,  non ti va, oppure ti vuoi solo fare i cazzi tuoi.

E succede sempre, questo, come un protocollo automatizzato:

1) dopo un'ora mandano qualche altro messaggio che sostanzialmente ripete il concetto del primo, come a voler dire "forse te lo sei perso, allora te ne rimando un altro così attiro nuovamente la tua attenzione"

2) dopo un'altra ora ci riprovano con un altro messaggio, solitamente inutile 

3) dopo un'altra ora cominciano a pensare "dov'è che sbaglio?" e allora ti mandano solitamente lo screenshot dell'allenamento che devono fare o che hanno fatto perchè pensano (giustamente) che non mi posso ricordare tutto di tutti a memoria, o almeno non sempre

4) nel frattempo si vanno a rivedere tutti i post che ho scritto dal 2009 cercando di capire come risolvere la situazione e il passo successivo è sempre questo: trovano un vecchio articolo dove avevo scritto di alcuni atleti che mi scrivevano anche solo per chiedermi come sto e allora danno il via a una serie di messaggi al miele: "coach comunque ti volevo ringraziare per tutto quello che fai" oppure "non ho bisogno di niente, ti scrivo solo per augurarti una buona giornata"

Dopo questo punto solitamente rispondo, anche se alcune volte ho avuto il privilegio anche di assistere al punto 5, dove comincia una serie di excusationes non petitae del tipo "lo so ho sbagliato ma non lo rifarò pù!", ma lì è roba da poltronissima e popcorn, altro che Netflix.

A quel punto, solitamente rispondo, ma ora che ci penso vorrei spingermi oltre e vedere cosa si cela dietro l'oscuro punto 6.

lunedì 4 agosto 2025

Le donne e la gestione dell'IronMan

 


Ci sono un paio di studi recentissimi che ci fanno capire qualcosina in più sull'universo femminile.

Oh, parlo della gestione nelle gare di endurance eh, il resto delle galassie della mente delle donne è ancora materia sconosciuta alla scienza.

Comunque, che dicono questi studi di interessante?

 Il recentissimo (2025) “Women in the triathlon – the differences between female and male triathletes: a narrative review” di Loosli e altri  ci dice sostanzialmente tre cose:

1. La partecipazione femminile nel mondo del triathlon è cresciuta — soprattutto nella categoria “master”, cioè donne sopra i 40. 

2. Le donne migliorano — e migliorano costantemente anche in età avanzata. Non sono “più lente”, sono solo spesso meno rappresentate. Quando ci sono, i grafici salgono.

3. Le differenze fisiologiche ci sono (questa più che altro è una conferma di quanto già si sapeva):

  • VO2max mediamente più basso nelle donne

  • Percentuale di grasso corporeo più alta

  • Soglia lattacida più alta (cioè: resistono meglio sotto sforzo)

4. Le donne vanno meglio più la gara si allunga.
Su distanze corte gli uomini restano mediamente più veloci.
Ma su mezzi e Ironman?
Le differenze si riducono. E in alcuni contesti (tipo ultradistanze) spariscono quasi del tutto.

Adesso  relazioniamo queste conclusione con lo studio del 2022 "Performance and pacing of professional IRONMAN triathletes: the fastest IRONMAN World Championship ever—IRONMAN Hawaii 2022"   in cui si analizza, tra l'altro, che  gli uomini tendono a spingere di più a fine bici (negative split), mentre le donne mantengono un passo più lineare.

A piedi, cala il ritmo per TUTTI.
Ma chi è fuori dalla top 10  (quindi il 99,99% di chi sta leggendo) crolla in maniera più critica.

E udite udite, la flessione degli uomini è decisamente più elevata rispetto a quella delle donne.

Significa che le donne hanno capito meglio degli uomini come gestire una gara?

Forse. Ma non significa che dovete necessariamente farglielo sapere...  

mercoledì 30 luglio 2025

Generatore di scuse per iscriversi al prossimo IRONMAN


 

Le persone che migliorano (e non fanno rumore)

Sapete qual è la parte più bella dell'allenare?

A prescindere dagli obiettivi, a prescidere dai risultati.

Vedere le persone migliorare.

Certo, qui si parla in un ambito ben specifico, quello sportivo, ma il miglioramento, in generale, è un po' come una valanga positiva che si porta dietro quella spinta ad essere migliori anche in altri contesti.

Non è sempre una cosa evidente o spettacolare.

A volte è minuscolo, un passo più controllato, una testa più lucida durante una crisi, una sessione che prima ti uccideva e ora “l’hai chiusa bene”.

Non fa rumore, ma funziona!

Perché il miglioramento lo vedi inizialmente lì, nell’allenamento… ma poi si porta dietro tutto il resto.

Chi riesce a correre bene quando è stanco, inizia anche a parlare meglio a sé stesso quando ha una giornata no.
Chi impara a resistere alla tentazione di mollare, poi la usa anche in ufficio, in casa, nella vita.

Il corpo cresce. Ma è la testa che fa il salto.

Alcuni lo chiamano "mindset", ma a me fanno sempre un po' cagare questi inglesismi forzati (sebbene ahimè, a volte mi ritrovo costretto ad usarli)

A me sinceramente non serve dargli un nome, mi basta riconoscerlo.

Mi basta sentire qualcosa che prima non c’era, qualcosa dove prima c'era solo rumore di fondo.

venerdì 25 luglio 2025

Cosa rimane dell'EagleXMan

 L'arrivo a Fonte Cerreto, l'incontro con tutti i ragazzi del Team Panda e con i tanti amici che abbiamo ritrovato.

 

La cena con Alessio alle 17:30 in stanza dell'hotel vedendo il Tour de France in Tv. 

La bandiera del Team Panda fuori dalla finestra. 

 



I meravigliosi contorni rosa del Gran Sasso la sera prima della gara. 

Il furgone di BatMan.

 

L'ammiraglia allestita come se fossi un pro, piena di gel, barrette, caffè, attrezzi, trick track e bombe a mano. 

 

La sveglia alle 2.30

L'allestimento della zona cambio di notte con la colonna sonora del PandaLab in ripdozione dagli altoparlanti di tutta la T1.

Il sole che sorge mentre si nuota.

Il momento in cui in bici dico ad Alessio: "non sento più la fatica!"

Fabrizio che mi guarda perplesso quando mi vede iniziare la corsa sotto il sole senza cappellino: "ma sei sicuro Ste?"

La pace che emana il Santuario di Giovanni Paolo II alla Ienca.

L'improvviso infrattamento per lo stomaco che borbotta.

I teli di sopravvivenza che non si trovano più prima della salita finale.

L'incontro con Paolo e Domenico prima del vertical e l'idea di dovers salire anche con loro.

Il momento in cui alle 21:00 si è fatto notte, mancava poco all'arrivo, e ci siamo fermati sul costone per goderci la vista del Gran Sasso e della vallata di notte che le luci dei paesini in lontananza.

L'abbraccio finale di tutti e quattro incitati da Daddo.

La meritata birra per celebrare l'arrivo.

 

La pasta e ceci al rifugio, il pasto più buono che abbia mai mangiato in vita mia!

 

La consegna del mio premio da parte di Fabrizio, così come gli avevo chiesto un anno fa quando mi sono iscritto alla gara.

La foto finale con tutti i finisher del full.

E la promessa, fatta soprattutto a me stesso, di tornare, prima o poi. 



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