Questo probabilmente è l'ultimo post che un triatleta vorrebbe leggere.
Probabilmente, perchè si pne di fronte a quello che non vorrebbe mai sentire.
Il mio spunto scaturisce da uno studio di Tatjana Bill che esplora la psicologia degli atleti di ultra-endurance, analizzando la loro passione, stile di vita e le forze motivazionali che li spingono a praticare sport estremi, al fine di tracciare un quadro dello sviluppo della loro passione, dall'inizio fino alla completa adozione di uno stile di vita basato sull’endurance.
Quello che interessa me, almeno in questa mia analisi, non è tanto il percorso di crescita sviluppato in cinque fasi (tra l'altro molto ben definito) quanto la relazione tra passione, motivazione e felicità.
La scoperta, decisamente NON inaspettata, è che ci sono due tipi di passione verso queste discipline:
La cosa interessante tuttavia, ovvero quella che vorrei approfondire: contrariamente alle aspettative, la passione armoniosa non è stata direttamente associata a maggiore felicità!
Nel contesto degli sport di ultra-endurance infatti, la passione armoniosa è generalmente vista come un fattore positivo, in quanto permette agli atleti di mantenere un equilibrio tra sport, vita personale e benessere psicologico. Tuttavia, lo studio condotto da Tatjana Bill ha rivelato un dato che contraddice le aspettative della psicologia dello sport e delle teorie della motivazione.
Potrebbero essere diverse le spiegazioni a questa apparente contraddizione: gli sport di ultra endurance, per loro natura, comportano uno stress fisico e mentale eccezionale dove anche gli atleti più equilibrati e con una passione armoniosa devono affrontare:
- fatica cronica e dolore fisico dovuti all'enorme volume di allenamento
- esaurimento mentale e burnout causato dall’impegno a lungo termine
- rischi di infortuni e problemi di salute, come sovraccarichi muscolari, problemi gastrointestinali durante le gare, disturbi del sonno
Anche se la passione è vissuta in modo armonioso, questi fattori possono ridurre il benessere complessivo dell’atleta, creando un paradosso: l’attività sportiva è profondamente significativa, ma non sempre porta a una sensazione di felicità costante.
La causa potrebbe verosimilmente essere ricondottaad una forms mentis fortemente orientata alla sfida e alla crescita personale. Per molti, raggiungere un obiettivo non significa fermarsi, ma spingersi ancora oltre:
- dopo aver completato una maratona, un atleta potrebbe voler affrontare un ultramaratona da 100 km
- dopo una gara di triathlon Ironman, il passo successivo potrebbe essere una gara multi-day o un evento di endurance estremo
Questa mentalità della "prossima grande sfida" fa sì che gli atleti raramente si fermino a godersi il traguardo raggiunto.
La continua ricerca di nuove prove di resistenza può alimentare una forma di insoddisfazione costante, dove la felicità viene sempre proiettata nel futuro invece di essere vissuta nel presente.
Anche negli atleti con una passione armoniosa c'è il potenziale rischio che lo sport possa diventare una parte integrante dell’identità personale. Molti atleti si definiscono attraverso lo sport, il che può avere conseguenze psicologiche rilevanti:
- pressione sociale e aspettative interne (essere parte di un contesto di ultra endurance può creare aspettative implicite di miglioramento continuo)
- difficoltà nel trovare un equilibrio con la vita quotidiana (anche con una passione armoniosa, lo sport può consumare molto tempo, riducendo lo spazio per altre attività significative)
- paura dell’inattività (per molti atleti, periodi di stop forzato possono essere emotivamente difficili e influenzare negativamente il senso di benessere
In sintesi, nell'ultra endurance il livello di impegno richiesto è talmente alto che anche un approccio equilibrato non impedisce stress, fatica e sacrifici.
Chiramente, non significa che queste impicazioni siano accusate da ogni atleta, ma sicuramente suggeriscono la necessità di strategie adottate soprattutto dalla sinergia/fiducia del binomio coach/atleta per garantire che lo sport di ultra endurance sia vissuto in modo davvero sostenibile, riducendo al minimo l’impatto negativo su felicità e benessere.
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