lunedì 9 settembre 2024

Qual è la più grande soddisfazione per un coach?

Sarò sincero, e ve lo dice uno che come ben sapete mette i sentimenti e le relazioni personali al primo posto, ma chiaramente la più grande soddisfazione professionale per un coach è quella di portare il suo atleta all'obiettivo ambito.

Si condivide esaltazione e delusione con l'atleta nella riuscita e nella mancanza.

Poi però, c'è un'altra, enorme, soddisfazione, che non ha nulla a che vedere con la prestazione sportiva.

Costruire un percorso attraverso una preparazione per il triathlon che porti un atleta a vivere questo sport dai complicati risvolti sociali in maniera serena ed equilibrata, è chiaramente una necessità imprescindibile che ogni coach dovrebbe perseguire.

Ma credetemi, c'è un'altra situazione che riempie di uguale soddisfazione il cuore di un coach: recuperare un atleta "perso".

Un atleta che ha perso la voglia di fare sport anche amatoriale, che non si diverte più, che ha un rigetto a indossare un pettorale a prescindere da suo livello.

Certo, non è semplice, perché bisogna lavorare bene incastrando sia aspetti motivazionali che fisiologici, cucendo bene addosso una progressione di carico che renda nuovamente speciale il triathlon.

Ecco, recuperare da quella palude una persona e ridarle la gioia, perché alla fine lo facciamo per questo, di fare sport, non sarà come portare qualcuno alla qualifica per Kona, ma si tratta davvero una gratificazione impagabile.

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