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Oltre alla bellissima recensione, che chiaramente fa sempre piacere (sebbene la frase "perché lui è l’allenatore che tutti vorrebbero: serio e professionale, ma anche comprensivo dei limiti mentali e fisici di qualsiasi atleta" alimenti pericolosamente egocentrismo e orgoglio), la cosa che mi rende massima soddisfazione è che il mio messaggio, il mio modo di itnedere il triathlon, è stato perfettamente interpretato.
"Stefano ha aperto il mondo del triathlon, ha scoperchiato la sacralità di uomini e donne che poi non sono così di ferro, anzi: insicuri, arruffoni, mistificatori di spese folli pur di levare due etti alla bici e al giro panza. seri e a volte inopportuni che se provi a dire la tua loro l’hanno già fatta prima e meglio di te" ... "Triathlon e altre perdite di tempo ridimensiona il mondo sportivo amatoriale, soprattutto quando cerca di prendersi troppo sul serio. Anche a costo di passare lui, per quello poco serio. Ma del resto, presentandosi subito in gara con un cappello da panda, ha esposto immediatamente il suo “manifesto programmatico”.
Sinceramente, è la cosa che mi interessa di più.
Che senso ha possedere idee, competenze, visioni, se non si è in grado di trasmetterle esattamente?
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