River si è ritrovato in una casa con un tizio che ha completato 11 IronMan.
Che per lui sia sfortuna (come dicono in molti) o vantaggio (come dico io) resterà questione aperta, per quei molti.
Il concetto “adesso lo sfiancherai” è risultato obsoleto già ai suoi sei mesi quando, dopo ogni 10 secondi di camminata in montagna, River si siede, mi aspetta, mi guarda e mi dice “ma stai ancora lì?”.
Ho specificato camminata, perché sia ben chiaro che non sia corsa.
“Adesso te lo porterai a correre con te!” è stata la naturale prosecuzione dello scontato binomio IronMan-Golden Retriever.
Non c’ho pensato neanche una volta.
O meglio, c’ho pensato solo una volta, quella che da subito mi ha fatto separare le due cose.
L’allenamento è un fattore di vita, River è presenza esistenziale.
Entrambe le cose non potrebbero convivere, farei male entrambe.
Rovinerei entrambe.
Ciò non significa che non possa funzionare, in altri o anche in me, significa che non voglio.
Voglio fortemente mantenere una separazione, risoluzione degli elementi.
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