Sì, me l'aspettavo.
Da un po' di tempo a questa parte sono tornate le giuste sensazioni, le gambe veloci di corsa, reattive in bici e la voglia di soffrire "ancora un altro po' ".
Era tanto che non succedeva.
Nonostante la buona stagione dell'anno scorso, che mi ha permesso di mettere il personale sull'IronMan, credevo ormai di aver preso da qualche anno una parabola discendente, e invece no, sotto sotto il vecchio leone (ok, dai, il vecchio panda) è ancora in grado di ruggire.
Che poi quando sono uscito di casa ieri mattina dicendo "ci vediamo più tardi, vado a battere tutti" ci credevo solo io è un'altra storia, però a me basta quello.
Che anche quando cinque minuti prima della partenza ha iniziato a diluviare non me ne fregava niente, tanto ero andato lì solo per mischiare sudore e pioggia.
5km di corsa, 20km di bici e 2,5km di corsa.
Parto subito forte, anche troppo, per due motivi.
Uno, volevo prendere laprima curva in discesa davanti, fuori dal gruppone.
Due, la pioggia battente ha causato la modifica di alcuni tratti del percorso ed ero convinto che alla fine la distanza venisse più di un chilometro più breve.
Dopo due chilometri mi accorgo che così non sarà, ma ormai sono in ballo e tanto vale provare a mantenere il ritmo.
Tengo duro fino alla salita finale, dove decido di gestire qualcosa.
Negli ultimi metri mi supera Thomas, ottimo podista al suo esordio nel duathlon.
Entrare in T1 con lui significa che ho fatto davvero una bella frazione.
In zona cambio, si vede che erano sei mesi che non gareggiavo, mi cade il casco per terra e perdo tempo come un novellino, ma in uscita riesco a recuperare il gruppetto davanti.
Dopo un giro si forma un gruppetto di almeno 15 persone, si va compatti, ma mi rendo conto che in pochi hanno la forza di tirare (e in questo caso mi accorgo che non ci sono doppi-giochi).
Per la pioggia non si vede un cazzo con gli occhiali, ma senza entra troppa acqua negli occhi, insomma c'è da stare concentrati.
Ogni volta che mi metto in testa a tirare il gruppo si allunga.
Per una volta che sono il più forte del gruppo, decido di giocarmela da protagonista.
Ogni due persone rientro a tirare io, cercando di segare un po' le gambe a chi sta al gancio.
Quando mancano due giri al termine sento da dietro una voce...
"Questo è l'ultimo giro vero?"
Mi volto per rispondere che ne mancano ancora due, quando vedo la moto apripista seguita dal primo in classifica che ci aveva doppiato.
Non mi lascio sfuggire l'occasione, mi alzo sui pedali e mi aggancio al treno.
Il quinto giro me lo faccio in carrozza, insieme a Pietro e ad un altro ragazzo, dietro al primo, che alla fine rientra in zona cambio.
Nel corso dell'ultimo giro, anche Pietro si stacca e resto con l'altro ragazzo, con cui ci diamo cambi regolari entrando insieme in T2.
Cappellino da panda zuppo d'acqua in testa e via per gli ultimi due chilometri.
Le gambe girano ancora bene, devo solo mantenere la posizione ed uscirà una bella gara.
E invece riesco anche a recuperare un paio di persone ed avere la forza di sprintare alla fine.
Passo il traguardo piegato in due dalla fatica, ma felicissimo.
17° assoluto e 2° di categoria.
Attenzione, non stiamo parlando di niente di che, un duathlon di inizio stagione neanche di rank, ma la bontà della propria prestazione si riesce capire aldilà di posizioni e classifiche.
Poi naturalmente smontare ogni effimero momento di esaltazione ci pensa mio figlio quando torno a casa.
"Papà, sei arrivato secondo? Ma allora gli altri erano tutte pippe!"
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