giovedì 30 novembre 2017
Cosa conta nel triathlon?
Parliamo di AgeGroup.
Cosa conta davvero?
Nel senso di COSA RIMANE davvero?
Un tempo cronometrico?
Una qualifica?
Una medaglia?
Una vittoria? (rileggere la prima riga, please)
Le sensazioni?
Io scelgo l'ultima.
Lo dico sulla base delle mie esperienze, perché è da quelle che parto per trasmettere le mie idee.
Le gare che mi hanno lasciato i ricordi più intensi (non necessariamente più belli) raramente sono quelle dove ho ottenuto il mio personal best.
La Maratona di Padova è stata una cavalcata di entusiasmo più del personale a Ferrara, l'arrivo del mio primo IronMan a Klagenfurt è stato un mix di coincidenze che difficilmente potranno essere rivissute (pensateci un po' anche voi, quali sono le gare che resteranno indelebili?)
E scelgo l'ultima non perché le altre non siano importanti o sbagliate, magari sono le cose più importanti per altri.
Quello che voglio trasmettere io è altro.
Grazie al cazzo - qualcuno potrà pensare - non sei bravo ad allenare e la butti sulla sensazione.
Probabilmente ci sono decine di allenatori meglio di me, così come ci sono centinaia di tabelle di allenamento scaricabili online.
Però io, da tecnico scarso, non mi accontento.
Mi piace pensare che ci sia altro, prima e dopo del traguardo.
Mi piace interpretare il triathlon come stile di vita, non di allenamenti.
Che banalità eh?
Beh un po' sì, ma è vero.
Mi piace trasmettere che il triathlon può essere più improvvisazione che metodologia, può sensazioni che numeri, più ricordi che strumenti.
Abbiamo passato secoli a guardare il cielo, che significa affrontare la vita a testa alta.
Adesso ci stiamo abituando a basarci non su quello che vediamo e percepiamo ma su quello che ci dicono debba essere, che sia un telefono, un orologio, o un gps.
Che significa affrontare la vita a testa bassa.
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