Alle 7:45 la musica sulla spiaggia si interrompe per qualche secondo e si sente solo il battito del cuore.
Non sai se proviene dagli altoparlanti o da dentro.
Mentre te lo stai chiedendo si sente il colpo di cannone e ti ritrovi in acqua.
I primi 50 metri l'acqua è freddina, ma dopo qualche minuto si allinea ogni convergenza astrale.
L'acqua è perfetta, il mare una tavola che neanche in piscina e dal lato in cui respiro si intravede il sole caldo appena sopra il mare.
Mentre nuoto mi si distende un sorriso.
E' esattamente il posto ed il momento in cui voglio stare adesso.
Qui ed ora.
Avete presente quando ti chiedono le solite domande retoriche "perché lo fai?" e "chi te lo fa fare?".
Esattamente per questo.
E sapete cosa significa?
Che non ti frega essere in competizione con altri, fare 5' di più o 5' di meno, mezz'ora di più o mezz'ora di meno, un'ora di più o un'ora di meno.
Finché sei in grado di apprezzare e godere questi momenti, il resto perde importanza.
In acqua sto bene, lo sento come ambiente naturale e non sento mai la fatica.
Quando esco dopo 57' sono quasi dispiaciuto, qualche altra bracciata l'avrei fatta volentieri.
In cambio impiego 11', troppi.
Per fortuna che non ho i capelli altrimenti avrei perso tempo anche per pettinarmi.
Prendo la bici, mi butto sulle prolunghe e comincio a pedalare.
Beh, dopo più o meno 7km avrete ormai capito cosa sia successo.
Riprendo a pedalare con la consapevolezza di non strafare per recuperare il tempo perso.
Grande scelta.
Sto sempre in controllo e riesco ad alimentarmi bene.
Il percorso è totalmente piatto, tranne al 40°km dove c'è questo famigerato strappo di Bertinoro.
In realtà me l'aspettavo più duro e più lungo, ma è un ottimo frangente per riposare la schiena dalla posizione da crono.
Anche al ritorno si attraversa la campagna romagnola senza particolari asperità, tranne un po' di vento a volte contrario.
Un percorso bike organizzato per una gara veloce e, soprattutto, sicura, con strade larghe, ben asfaltate e controllatissime.
Chiudo in 5h35' a 32,7kmh di media compresa la sosta iniziale.
Anche qui posso ritenermi soddisfatto.
Appena comincio a correre, come mi è capitato sempre quest'anno, ho subito buone sensazioni.
Riesco a gestire il passo allungando rallentando a piacere senza problemi.
Non ho alcun tipo di dolore o fastidio e dopo un po' comincio ad alimentarmi.
Mantengo il passo per i primi 20km sui 5' al km, ma ho la nausea da troppi gel.
Questo è l'unico errore che posso rimproverarmi in questa gara.
Non aver provato abbastanza l'alimentazione nella corsa.
Smetto di prendere gel per non vomitare, ma naturalmente se a quel punto non ti alimenti più le energie non le trovi neanche se raschi l'intestino.
Faccio una quindicina di chilometri piano piano, cercando di perdere il meno possibile e gestire al meglio la crisi.
Riverso le mie lagne su Alessia che mi sprona ogni volta che mi vede.
Ogni amico e tifoso che vedo lungo il percorso mi aiuta a fare quel passetto in più che mi avvicina al traguardo.
Mi fermo per andare al bagno, mi sgranchisco, bevo un po' d'acqua e riparto.
Al 35°km, mi sento di nuovo "pulito" e riprendo ad alimentarmi.
Improvvisamente sento che il corpo ricomincia a svegliarsi, il passo ad allungarsi e le energie a bussare alla porta.
Il ritmo riscende sotto i 6' al km, poi 5'30", 5' e 4'30"!
Non ci credo neanche io, sto correndo gli ultimi chilometri di una maratona di un IronMan a 4'30" senza problemi.
E' quello che volevo.
Chiudere un IronMan senza trascinarmi sulle gambe, ma correre.
E correre è quello che faccio.
Quando manca un chilometro alla fine vedo per la prima volta il cronometro, ma non mi interessa del tempo.
Adesso vorrei che la gara fosse più lunga.
Adesso vorrei non fermarmi più.
Negli altri IronMan che ho fatto, negli ultimi 100mt sul tappeto finale rallentavo o mi fermavo per godermi il momento e ricevere tutti gli applausi del pubblico.
Questa volta no, ho bisogno di correre anche lì.
Con il sorriso, perché sono contento.
E quando sto per passare sotto il traguardo in 10 ore e 53 minuti, l'unica cosa che mi viene in mente è saltare.
Il più in alto possibile.
Credo di aver saltato almeno dieci metri, venti, mille.
Sto in cielo.
E da lassù, non riscendo più.
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