Ultimamente sempre più spesso si leggono critiche nel mondo del triathlon verso un approccio meno professionale e più cazzarone della triplice.
Gli attacchi giungono soprattutto dalla "vecchia guardia", atleti o sportivi che dopo una lunga militanza decennale in questo sport vedono con sospetto, (apparente) distacco, snobismo (che sebbene non ne sia certa l'origine, comunque ricorda da vicino il termine sine nobilitate...) ed immotivato astio la "nuova onda".
Per "nuova onda" si intende un bel calderone di persone tra cui:
- neofiti appena entrati nel tunnel del triathlon ansioni del loro imminente esordio
- piacenti ragazze in body che posano per selfie ammalianti
- gruppi su facebook di gente che si vanta di maratone finite in 5h30 e roba simile
- atleti sponsorizzati per tutto tranne che per meriti sportivi
- personaggi bizzarri che gareggiano con strani cappelli in testa
Ecco, la vecchia guardia sembra quasi riversare su di loro il fatto che ai loro tempi non era così facile reperire informazioni sul triathlon, che loro hanno fatto la gavetta e che, soprattutto, non se li caga nessuno (ma questo non ve lo ammetteranno mai).
La mia idea è che tutta questa "roba nuova" in realtà faccia bene al movimento, attiri l'attenzione, ne faccia parlare, mentre una visione chiusa, polemica a prescindere e sempre negativa possa solo evitare e rovinare un'eventuale evoluzione dell'ambiente del triathlon.
Ammetto, per un po' stavo per caderci anche io.
Di cazzate ne ho fatte tante, ma nel mio piccolo sono stato in grado di riconoscere dei "turning point" in cui indirizzare le mie scelte che si stavano invece indirizzando verso altre direzioni.
Anche questa volta credo di essermi reso conto in tempo di una "sliding door".
Quella del prendersi troppo sul serio, soprattutto per argomenti che di serio hanno poco.
Almeno al livello del 95% delle persone, almeno al nostro livello.
Parlo dello sport, naturalmente.
Ho iniziato a fare triathlon per divertirmi.
Con me lo hanno iniziato a fare altri amici, sempre con lo stesso spirito.
Lo spirito del "daje".
Di sorridere, di battere il 5, e di strillare "daje" appunto, anche se non hai migliorato il tuo personale, anche se la gara ti è andata uno schifo,anche se a metà allenamento hai mollato, anche se eri partito per farti un 3x3000 in pista ed hai finito per farti 40' di corsetta sul prato.
Perchè chi si allaccia le scarpe e scende sotto casa a correre, chi si alza prima dei galli per andare a nuotare, chi ha voglia di farsi una pedalata anche solo per chiacchierare, si è già guadagnato il mio "daje".
Perchè incrociare un amico in gara e strillargli "daje" a prescindere di come stia andando, a me basta.
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