sabato 17 luglio 2010

Dell'interramento dei gelsomini applicato alla preparazione nel triathlon (-15)

A 15 giorni di distanza dal mio esordio nel triathlon, inizio un piccolo conto alla rovescia, facendo il punto sui miei allenamenti.
Ieri avevo poco tempo a disposizione, e pensavo di impiegarlo nel solito quarto d’ora di pseudo esercizi a corpo libero (niente di che, 3 serie flessioni+3 serie di addominali). Invece una pratica di giardinaggio, che incombeva nei programmi di casa, ha preso tutto il tempo. Nel suo piccolo è stato un allenamento anche quello.
Il fine era: spostare le due piante di gelsomine (interrate in un unico vaso) ormai quasi seccate, nel giardino di casa, una per farla arrampicare su un archetto, l’altra per farla scemndere lungo la scala.
Il programma era questo:
1. districare le piante dalla grata alla quale si erano ormai aggrovigliate
2. tagliare in due la terra nel vaso per separare le due piante, per poterle così trasportare meglio
3. imbustare ciascuna pianta e portarla al giardino
4. scavare due buche
5. innaffiare abbondantemente sperando che riprendano
6. sistemare le ramificazioni
Il primo punto è stato più semplice del previsto, l’unica attenzione era evitare di spezzare i rametti, piuttosto insecchiti.
Nel punto 2 iniziano le difficoltà. Non mi andava di scendere a prendere la vanga per separe la terra, quindi ho utilizzato un mezzo manico di scopa che ho trovato. Dopo cdieci minuti di inutili tentativi, è uscita una vespa (di quelle cattive, fatte con 3-4 componenti che scendono dal corpo) dal un nido nascosto lì vicino, puntanto il mio viso. Con una precisione da Babe Ruth giro la mazza un’unica volta, centrando in pieno l’insetto, che vola oltre il mio campo visivo. Poi decido che è meglio scendere a prendere la vanga. Con l’aiuto di mia moglie, che cominciava a sentire i miei sbuffi di insofferenza, riesco piuttosto rapidamente a separare la terra, imbustare le due piante e portarle in giardino.
Prima buca. Più faticoso del previsto. Ci sono un sacco di sassi che devo rimuovere a mano perdo un sacco di tempo. Quando la buca è scavata guardo orgoglioso mia moglie. “Che dici va bene?” “Forse dovresti scavare ancora un po’” Sapevo che l’avrebbe detto. Lei sapeva che mi sarei offeso. Io sapevo che si era accorta che mi ero offeso. Ho continuato a scavare altri 5 minuti, giusto per farmi compatire un po’ e poi l’ho interrata.
Seconda buca. Posizione difficile, tra la rosa ed la scala. Do una vangata. Niente. Una seconda vangata. Niente. Sarà ancora più dura. Comincio a sudare, accandendomi con vanga, sassi e vermi. Alla fine però, riesco ad interrare anche questa. Alessia mi evita le operazioni di irrigazione e mia figlia ne approfitta per pistare ogni pozza infangata che si sta formando.
Tutto sommato un buon allenamento.
Speriamo solo che le piante riprendano.

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